Un racconto di Dulcinea
Traccia 7: Milian Retrò infilò la moneta nell'incavo. Digitò il codice del prodotto sulla tastiera e attese la sua bottiglia di acqua fresca. Ascoltò il ronzio della molla, guardò il prodotto cadere, ascoltò il tonfo della bottiglia dentro il cassetto, aprì lo sportello, infilò la mano, ma ci trovò solo un biglietto sciupato, vecchio di decenni. Uccideresti una brutta persona per me? Milian Retrò si guardò intorno, stranita. Sul display leggeva ancora la somma inserita per l'acquisto dell'acqua; era ancora disponibile. Riprovò. Infilò ancora la mano dentro il cassetto. Una altro bigliettino. Milian fissò pallida il distributore automatico.
Una brava persona. Ecco ciò che chiunque avrebbe detto di Milian Retrò. Gentile, sempre disponibile, una che ascolta, che fa e non chiede nulla in cambio. Il ritratto della brava persona, insomma. O del perfetto coglione. Il confine tra i due profili era fin troppo sottile, tanto che Milian sentiva di averlo superato ormai da tempo; doveva trovare il modo di scrollarsi di dosso quell’abito perfetto, ma troppo stretto.
Ne fu certa quella mattina in cui, svegliandosi di soprassalto, si sorprese a gridare: “Morto! Lo voglio morto!”
Fu solo al suono del secondo “morto” che si rese conto di ciò che aveva detto. Le brave persone non lo dicono. Eppure, quel giorno, un vecchio tarlo sepolto nella sua mente doveva essersi svegliato prima di lei. Sembrava cercarlo nel volto riflesso allo specchio, mentre l’acqua gelida le grondava dai capelli.
Non fu l’unica doccia fredda di quel mattino. Convinta com’era di essersi lasciata certe storie alle spalle, sentirle riaffiorare dalla sua stessa voce ebbe un effetto agghiacciante.
Ricacciò quel pensiero da dove era venuto. “Resettiamo”. Se lo disse ancora tra sé e sé, ma quando fu in strada, non riuscì a evitare di mettersi le mani in tasca. E lì, lo trovò.
Lo sentì scricchiolare. Era un foglietto minuscolo, fatto di una carta che non si vedeva tutti i giorni, antica. Probabilmente, il vero colpevole di quel brutto risveglio e per più di un motivo.
Il primo: ogni cosa, persona o fenomeno che andava a intromettersi nella sua routine quotidiana le causava un fastidio indicibile, paragonabile al dolore fisico. Nel suo programma mattutino, in particolare, le 10:00 erano l’ora del transito al distributore automatico. Durava pochi minuti, quelli strettamente necessari per inserire la moneta, attendere la bottiglietta e tornarsene alla scrivania. La bottiglietta avrebbe trovato posto sul piattino accanto al telefono e lì avrebbe trascorso il resto della giornata lavorativa. Milian non ne avrebbe bevuto neanche un sorso, ma è lì che doveva stare. E basta!
Così, anche il giorno prima, Milian si era recata al distributore, aveva inserito la moneta, digitato il codice e atteso la sua bottiglia di acqua fresca. Quasi battendo il tempo, seguì ogni fase del rituale: il ronzio della molla, la caduta del prodotto, il tonfo della bottiglia dentro il cassetto, l’apertura dello sportello. Quando però infilò la mano a chiusura del cerimoniale, non ci trovò l’acqua. Questo sarebbe già bastato a rovinare irrimediabilmente la giornata, ma poi arrivò il secondo motivo dello sgomento: nello sportello trovò un biglietto sciupato, vecchio di decenni.
“Uccideresti una brutta persona per me?”
Milian si guardò intorno, stranita. Sul display leggeva ancora la somma inserita per l’acquisto dell’acqua; era ancora disponibile. Riprovò. Infilò ancora la mano dentro il cassetto. Un altro bigliettino. Milian fissò pallida il distributore automatico e rimase un bel po’ lì davanti, senza sapere che cosa fare.
Anche i suoi colleghi, involontari spettatori della processione quotidiana, smisero per un attimo di ticchettare alle tastiere e alzarono lo sguardo al di sopra dei monitor, in qualche modo disorientati dal piccolo imprevisto.
A rompere l’imbarazzo fu Adrien delle fotocopie. Vista la scena, si avvicinò al distributore, digitò il codice dell’acqua, la raccolse dal cassetto e la offrì a Milian con un sorriso. “Questa è tua”.
Milian era sempre più stranita. Riuscì solo a sussurrare un “grazie” prima che Adrien le chiedesse ingenuamente perché aveva inserito la moneta, se non voleva prendere niente.
“L’acqua. Volevo l’acqua, come sempre”, rispose.
“Lo so che prendi sempre l’acqua, a quest’ora, ma oggi hai messo solo la moneta e poi ti sei bloccata. Forse ti senti poco bene?”
Di fronte all’improvviso silenzio di Milian, Adrien capì che non era il caso di indagare oltre. “Ci si vede, eh?”, e sparì dietro la fotocopiatrice.
Ora, Milian era davvero preoccupata. O era impazzita, o dentro quel distributore era successo qualcosa di strano. Nessuno l’aveva vista fare nulla dopo l’inserimento della moneta. Tanto meno potevano sapere del biglietto. Concluse logicamente che doveva essere tutto frutto della sua fantasia; convinta di questo, si rimise al lavoro con la sua bottiglietta a fianco. In fondo era per quella che si era alzata, e in qualche modo l’aveva ottenuta. Poi, osservò alla lettera tutti gli step della routine quotidiana fino all’ora del meritato riposo.
Fu così sera e fu mattina, al grido di: “Morto! Lo voglio morto!”
Sul momento non aveva colto il nesso con la disavventura al distributore, ma dopo aver frugato in tasca, si trovò costretta a riesaminare l’accaduto.
Il biglietto c’era davvero e continuava a riportare quella domanda inquietante: “Uccideresti una brutta persona per me?”
Chi poteva aver scritto un messaggio del genere? E perché lo aveva trovato proprio lei, malgrado il continuo via vai di gente al distributore? Infine, ciò che era davvero successo tra l’inserimento della moneta e il ritrovamento del messaggio continuava a essere un mistero. In questa serie di assurdità, si faceva largo il pensiero che quei bigliettini fossero lì per lei, e per lei soltanto.
Qualcuno doveva ritenerla capace di un gesto estremo, tanto da chiederle di compierlo in vece sua. Chissà se ci sarebbe riuscita? Ecco un’altra cosa che le brave persone non dovrebbero neanche pensare.
Difficile, però, non farlo, dopo quel risveglio. Perché in realtà una persona di cui Milian avrebbe accolto volentieri il trapasso c’era. Eccome se c’era! Le aveva fatto male in modi che non sapeva neanche potessero esistere, e l’aveva fatta franca, lasciandola nei guai fino al collo, senza un soldo e senza più un tetto sulla testa. Ripensò agli anni infernali che ne seguirono, fatti di sacrifici e lavoro sfiancante per riconquistare una parvenza di normalità e ciò che rimaneva della sua dignità. Tornare anche solo con la mente a quel tempo le faceva ribollire il sangue come lava. Ecco, se mai avesse deciso di “uccidere una brutta persona”, doveva essere lui.
In quel caso, e solo in quel caso avrebbe preso in considerazione l’offerta.
Nonostante i tanti condizionali con cui l’aveva condita, quella considerazione doveva essere molto più che un’ipotesi, perché il biglietto se ne accorse. Le parole che erano scritte scomparvero davanti ai suoi occhi, per poi ricomparire all’improvviso e ricomporsi in un nuovo messaggio.
“Non resterai delusa.”
La situazione diventava sempre più surreale. Se fino a quel momento, Milian si era sforzata di dare un senso a quella cosa, ora si trovava spiazzata.
“Sai chi sono?”, esclamò d’istinto.
“Sto parlando a un biglietto”, pensava. “Come mi sono ridotta?”
Non ebbe il tempo di rimuginarci sopra; quella carta di altri tempi le rispose, questa volta con parole che avevano il tono di un ordine.
“Recati alle 18 a questo indirizzo.”
Dopo quel bizzarro dialogo, ogni scritta svanì definitivamente e di quel foglietto rimase solo carta scricchiolante. Milian continuò a fissarlo, in attesa di altre rivelazioni, ma inutilmente. “Meglio così”, pensò. Non appena avesse recuperato lucidità, si sarebbe resa conto che era tutto nella sua testa.
Evidentemente la sua testa non era d’accordo, tant’è vero che il luogo e l’ora che aveva letto poco prima continuavano a rimbombarle in mente, come una filastrocca.
Per un attimo, si chiese se la vittima designata dal quel mandante ignoto potesse essere la stessa brutta persona che aveva segnato indelebilmente il corso della sua vita. In quel caso avrebbe avuto ciò che si meritava, una volta per tutte. Paradossale? Può darsi, ma quel sospetto diventò presto un’ossessione e prese il sopravvento su ogni pensiero razionale.
Per la prima volta, Milian sentì montare in sé una sete avida di vendetta. Non la respinse e non tentò nemmeno di mascherarla con qualcosa di vagamente accettabile. Quando si chiese se sarebbe mai stata capace di assecondarla, scoprì di essersi già incamminata. Non conosceva il luogo, eppure era proprio là che stava andando. Di lì a poco, l’orologio avrebbe segnato le 18:00.
Ero molto curioso di leggere l’altra Milian. A differenza della mia la tua è una brava persona, ed è strano visto quello che ha passato, sembra una vera e propria tragedia se chi le ha arrecato del male è l’unica persona al mondo che una brava persona vorrebbe uccidere, quindi diciamo che è l’unica stonatura che ho trovato. Per il resto è una storia interessante, ho riscontrato un bel climax ascendente fino al cliffhanger.
Grazie per questo racconto.
A presto!
Nonostante ci sia questo alone di vendetta, non è chiaro di chi il personaggio si deve vendicare e questo mi ha un po’ allontanato dalle ragioni del personaggio e dalla narrazione, complice una voce narrante distaccata che riporta i fatti e racconta la storia dall’esterno. Alcuni concetti vengono ripresi più volte e potevano essere omessi per fare una bella semina di informazioni per rendere il plot della vendetta più intrigante.
Giocata d’atmosfera, il finale aperto ha un sapore agrodolce.
Ciao Dulcinea, complimenti per la pulizia del testo. Ammetto di essermi un po’ “perso” durante la lettura. Le riflessioni e i pensieri di Milian creano quasi un labirinto. Però la storia è mooolto interessante. La scena della bottiglietta d’acqua è davvero magistrale.
Questo brano, per me, ha un unico problema: crea assuefazione. L’ho divorato tanto è fluido e l’unico commento che posso fare è che ne vorrei ancora. Ecco, Dulcinea, mi viene da chiederti di continuare a narrare questa storia: fluida, ben scritta, davvero senza sbavature.
L’ho apprezzato molto.
Vabbè, che dovrei dirti? Ho pure l’impressione che durante questo incubo di isolamento e stagno tu sia addirittura più brava di prima. Scorre senza intoppo e senza ripetizioni inutili, asciutto e liscio. Un tratto di alto livello. Una buona caratterizzazione che rallenterei ulteriormente sulla lunga distanza. Ma prima di questo hai un altro compito e lo conosci bene! hehehehe!
Brava davvero Dulx!