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La purezza del destino

Un racconto di Eliseo Palumbo

Mi chiamo Luca Martino e nel mio mondo, nell’entroterra della Sicilia, tutti mi conoscono come Antartide, a causa della freddezza che scorre nel mio cuore come un fiume di ghiaccio.

In una notte senza luna, dopo aver sistemato un vecchio conto in sospeso con un membro della famiglia Scopello, guidavo la mia auto attraverso strade desolate quando una visione inquietante catturò la mia attenzione. Nel buio pesto, una bambina vestita di bianco si ergeva, illuminata solo dalla fioca luce di un lampione. Nelle sue minuscole mani stringeva un coltello affilato.

Mi fermai lì, sbalordito da quella scena surreale. La bambina sembrava invincibile, con occhi neri come l’abisso e un sorriso malvagio che danzava sul suo viso innocente.

La mia mente razionale vacillò per un istante, ma il mio istinto da criminale prese il sopravvento. La paura non aveva spazio in quel momento. Con passo lento ma deciso, mi avvicinai a quella figura minacciosa.

«Chi sei, piccola?» domandai, la mia voce suonava gelida persino alle mie orecchie, come se un estraneo avesse pronunciato quelle parole.

La bambina sollevò gli occhi verso di me e il suo sorriso si allargò. «Sono Sibilla», la sua voce era calma come la superficie di un lago immobile, «e ho bisogno del tuo aiuto, Luca.»

Ero esterrefatto. Come poteva questa creatura tanto piccola e gracile conoscere il mio nome? «Come sai chi sono?» chiesi, cercando di nascondere la sorpresa.

Sibilla scosse leggermente la testa, facendo danzare i suoi capelli neri come l’ebano. «So molte cose, Luca. So dei tuoi loschi affari e delle anime che hai tradito. Ma so anche che hai bisogno di me.»

Avevo una reputazione da difendere e non potevo permettere che questa bambina svelasse i miei segreti. Tuttavia, c’era qualcosa in lei che mi trattenne lì, come se incontrarla fosse stato scritto nel mio destino.

«Parla» sibilai.

Sibilla si sedette sul marciapiede, i suoi occhi neri come l’abisso brillavano sotto la luce delle stelle. Sembrava immersa nei suoi pensieri, ma quando iniziò a parlare, il suo tono era vibrante di emozione.

«Luca, hai mai sentito parlare dei mondi paralleli?» chiese, il suo viso irradiato da un fervore quasi divino.

Scossi appena la testa. «Ho sentito teorie, ma nulla di concreto.»

Sibilla annuì. «I mondi paralleli esistono, Luca. Sono come strati sovrapposti di realtà, ognuno con la sua storia e le sue leggi. In questo mondo, sei un criminale, ma nel mio mondo sei destinato a diventare un eroe.»

«Un eroe? Io?» iniziai a ridere così forte che il suono echeggiò lontano, portato via dal vento notturno.

Sibilla mi fissò con i suoi occhi neri penetranti, seriamente. «La profezia lo ha predetto e l’oracolo non commette errori.»

Le sue parole mi sconcertarono. Ero abituato a vedere il mondo in termini di potere e controllo, ma ora mi trovavo a confrontarmi con l’idea di essere parte di una profezia in un mondo completamente diverso.

Sibilla proseguì con voce greve, il suo respiro carico di tensione aleggiava nell’aria spessa come un’incantesimo oscuro. «Il mio mondo è sull’orlo dell’abisso, minacciato da creature oscure che si nutrono delle anime, divorando la luce e lasciando solo ombre. Possono annientare realtà intere, lasciando solo il vuoto. La profezia afferma che solo tu, Luca, possiedi il potere di fermarle.»

La storia che stava tessendo era strabiliante, ma la sua convinzione e il suo sguardo ipnotico iniziarono a insinuare dubbi nella mia mente. Era come se un oscuro segreto incombesse.

Sibilla si alzò d’un tratto e si mosse rapidamente, il suo corpo quasi etereo danzava nel buio e poi si fermò bruscamente. La sua espressione indecifrabile e impassibile mi spinse ad avvicinarmi a lei, il suo coltello era una lama che tagliava attraverso le tenebre. Lanciò uno sguardo fermo e senza parole, capii cosa volesse da me e obbedii. Quando raggiunsi il suo lato notai un cerchio di antiche pietre, ciascuna brillante di un bagliore tenue e sinistro. Gli antichi simboli incisi con maestria su ogni pietra facevano riferimento a segreti oscuri. La loro disposizione formava un cerchio perfetto, creando un’atmosfera carica di mistero e solennità.

Al centro di questo cerchio di pietre, un vortice d’energia pulsante e scintillante s’ergeva nel buio, come un turbine di luce e ombra, un portale tra mondi separati. Quando Sibilla si avvicinò al portale, il vortice sembrò reagire alla sua presenza, sfolgorando con un’intensità crescente. Nel mio piccolo paese la magia aveva improvvisamente fatto la sua irruzione. Stavo per pizzicarmi per assicurarmi di non essere in un sogno, e fu proprio il dolore che provai a confermare la realtà del momento.

Il vortice, senza fine, apriva una finestra verso l’ignoto, e l’aria attorno a esso era carica di un potere sconosciuto. Ogni passo verso il portale sembrava una corsa verso un destino incerto, verso un’altra realtà. Quando varcammo la soglia del portale la realtà stessa sembrò distorta. Luce e oscurità si mescolavano, il tempo sembrava piegarsi su se stesso, e per un attimo, persi completamente il senso del dove mi trovassi.

Quando il vortice si placò, mi ritrovai con Sibilla accanto in un mondo strano e misterioso. Il portale aveva compiuto la sua opera, unendo due mondi distinti ma intrinsecamente connessi. La familiarità con i miei posti era presente ma l’aria che ci circondava aveva una qualità palpabile, quasi tangibile. Nell’oscurità distante, figure indistinte si muovevano, mentre la luce della luna si rifletteva su creature dall’aspetto sinistro, accompagnate da suoni inquietanti che riecheggiavano nell’aria.

«Spiegami ancora una volta perché dovrei confidare in te?» chiesi, scrutando attentamente ogni angolo di quella realtà strana e minacciosa.

Sibilla continuò a camminare con determinazione, senza voltarsi verso di me. «Luca, il destino ha intrecciato le nostre vite. Tu sei l’anello mancante in questa profezia, il custode del nostro destino.»

La sensazione che ci fosse molto di più in gioco di quanto potessi immaginare si fece più pressante. Avevo sempre agito seguendo una logica rigorosa, ma in quel momento, mi sentivo come se stessi giocando una partita di scacchi con un avversario invisibile. Perché aveva usato il termine “nostro” invece di “mio”?

«Quali altre minacce si celano in questo mondo?» domandai, cercando di ottenere qualche informazione concreta.

Sibilla si fermò di colpo, voltandosi verso di me. «In questo mondo, Luca, ci sono creature oscure che si aggirano nella notte, alla ricerca di anime da divorare. Ma esiste anche una speranza, un artefatto magico che potrebbe invertire il corso del destino. Dobbiamo trovarlo e usarlo contro il male che minaccia entrambi i nostri mondi.»

La determinazione nei suoi occhi era irresistibile. Iniziai a credere che forse c’era verità nelle sue parole, anche se la logica mi sussurrava il contrario.

«Sibilla, cosa accadrà quando avremo finalmente messo le mani su quell’artefatto maledetto?»

Lei fissò la luna, le sue luci danzanti sembravano bruciare come fiamme inquietanti. «Allora, Luca, forse finalmente il gelo che avvolge il tuo cuore potrebbe sciogliersi. E magari, solo forse, avrai l’opportunità di redimerti per gli orrori che hai commesso.»

«Quelle sono forse le abominevoli creature?» In un attimo ci ritrovammo circondati da entità estranee, esseri mostruosi e inumani, emergenti da incubi ancestrali. La loro presenza era così spaventosa che persino il mio cuore gelido accelerò, incapace di trattenere la paura che cresceva, quella stessa paura che forse provavano le mie vittime qualche secondo prima che mettessi fine alla loro vita.

«Sì, Luca, sono le creature degli incubi», rispose Sibilla, «sono i guardiani del passaggio magico che dobbiamo attraversare per raggiungere quell’artefatto. Tuttavia, richiedono una dimostrazione della nostra volontà.»

Inghiottii a fatica, cercando di mantenere la calma, mentre quegli occhi infuocati ci scrutavano, le loro forme tetre ondeggiavano imprevedibili e la pelle ricoperta da scaglie lucenti, che sembravano pulsare di una malevola esistenza, brillava. Nonostante l’orrore visivo, si fondevano perfettamente con l’oscura dimensione che abitavano.

«Che cosa vogliono da noi?» chiesi con trepidazione.

Un sorriso compiaciuto si dipinse sul volto di Sibilla, un faro di luce nell’oscurità circostante. Estrasse un pugnale dalle pieghe del suo abito e lo porse alle creature, che restarono immobili come se l’aura di quel coltello li conducesse in uno stato catatonico. «Richiedono un tributo, Luca. E io sono disposta a dar loro una parte di me per il bene del nostro obiettivo comune.»

Con fermezza, tagliò un ciuffo dei suoi capelli e lo offrì alle creature. Queste accettarono, annuendo in segno di approvazione e si ritirarono aprendo il varco verso l’oscurità profonda.

«Perché hai fatto questo, Sibilla?» le chiesi con ammirazione e curiosità, ma anche con un pizzico di timore. Volevo veramente sapere il motivo di quel gesto tanto strano quanto inevitabile?

Sibilla mi guardò con occhi penetranti. «Perché, Luca, il mio vestito bianco simboleggia la purezza, ma la purezza non implica debolezza. Il mio pugnale rappresenta la mia volontà di lottare per ciò che credo. In questo mondo, purezza e forza sono indissolubilmente legate.»

Mi resi conto che in quel mondo enigmatico le regole erano più intricate di quanto avessi immaginato e Sibilla era molto più di quanto apparentasse. La sua determinazione era straordinaria.

Sibilla avanzò risoluta, senza degnare uno sguardo alle creature che aveva lasciato alle spalle. Senza esitare mi tuffai nell’oscurità dopo di lei. Il mio cuore batté violentemente, la sensazione che quelle creature inquietanti potessero assalirmi in qualsiasi momento era opprimente. Non avevo tempo da perdere, non potevo permettermi di rimanere indietro, e seguii la bambina in un oscuro labirinto di incertezze. Attraversammo anche quel portale ed esattamente come prima la realtà stessa sembrò distorta. Luce e oscurità si mescolavano, il tempo sembrava piegarsi su se stesso, e per un attimo, persi completamente il senso del dove mi trovassi.

Quando infine ritrovai il mio equilibrio, mi resi conto che avevo gli occhi chiusi. Sentii una trazione sul mio cappotto e li riaprii per trovarmi di fronte a una giovane donna, ancora vestita di bianco, con un pugnale affilato in mano e occhi viola brillanti. Era cambiata, non era più una bambina.

«Da ora in poi, chiamami col mio vero nome» dichiarò con una voce che risuonava come un canto sinistro.

«E quale sarebbe?» riuscii a balbettare mentre l’angoscia mi stringeva la gola.

«Arquanna.»

4 commenti su “La purezza del destino”

    1. Ciao Capitano! Le sue origini sono già scritte, bisogna solo rivederle un attimino. Il suo mondo è polveroso, ambiguo, dark ma soprattutto fantasy con qualche chicca di ingegnosa tecnologia. Sempre disponibile a uno timeskip e passare alle sue avventure da professionista tra pozzanghere d’olio, pezzi di latta e acqua acida. A presto!

  1. Capitana Borderline

    Ciao Eliseo, grazie per aver giocato e per esser sempre presente alle nostre arene di scrittura. Questa era una bella sfida e hai giocato secondo le regole.
    I mondi paralleli sono un argomento sempre affascinante, e anche questo incipit non è da meno. Luca è arrivato nell’Altro mondo e chissà cosa lo aspetta.
    Mi permetto di darti due appunti sulla scrittura. Il primo, la descrizione della bimba. Basta una volta, perché il lettore le dia una connotazione fisica. Capelli neri, capelli d’ebano, abisso, oscurità. Dopo un po’ diventa rindondante in scrittura. Meglio sempre asciugare. Stessa cosa per gli avverbi, per dare impatto a un’immagine ne bastano molti meno, troppi annacquano sempre anche se potrebbe sembrare che siano utili alla caratterizzazione di una scena sono sempre dei falsi amici :).
    Mi piacciono invece le alliterazioni, fra Sibilla e sibilai, per esempio. Puoi giocare a trovarne molte di più, per rendere la bimba simile a un serpente. Questo le farebbe acquisire una carica horror pur restando nel tema fantasy che hai scelto, e che sicuramente ti si addice, per rendere più intrigante la lettura.
    Credo che Arquanna sia una bella porta da aprire, non lasciarla nel cassetto, continua a seguirla per vedere dove ti porta!

    1. Ciao Capitana, sempre pronto a partecipare ai vostri laboratori, oggetto di grande ispirazione per me e per la mia fantasia. Ti ringrazio per il commento e per i suggerimenti, sono molto d’accordo con le ripetizioni sull’aspetto di Sibilla/Arquanna e sull’utilizzo degli avverbi, me lo ripeti dal mio giorno 0 a bordo della Piccola Volante, tuttavia devo ancora migliorare ed escludere questi “falsi amici” così cari ma allo stesso tempo tossici per la mia scrittura. Per l’allitterazione non credo che ne necessiti molto perché Arquanna è fatta di un’altra pasta nel suo mondo, per la storia che avevo scritto su di lei, piccolo spoiler, è un’assassina con altre caratteristiche, differenti da quelle “rettiliane”, ad ogni modo se mai dovessimo sederci a tavolino per sistemare e scrivere insieme la sua storia è uno spunto su cui potremo parlare e capire insieme se è una strada percorribile o meno. Da quando mi avete regalato il personaggio Arquanna ho pensato molto a lei, a come farla muovere in un mondo lontano e come poterla inserire nel mio mondo fantasy, le idee sono abbastanza chiare, serve solo battere le dita sulla tastiera e dare vita a questa storia, romanzata o sotto forma di fumetto, non so cosa le si addica di più, spero di scoprirlo presto e insieme a voi.

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